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sabato 14 novembre 2009

LA VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO-CORRELATO

Da quanto enunciato nel corso della trattazione del problema stress appare chiara la necessità, nella sua valutazione, di tenere conto dei molteplici fattori che rendono la risposta dell’organismo a questo fenomeno diversa da individuo a individuo.
La suscettibilità individuale, il tipo di mansione, l’ambiente lavorativo, il contesto familiare e sociale, l’eziologia multifattoriale, le misure preventive, sono tutte caratteristiche che rendono disagevole ottenere un unico metodo di valutazione e una misura precisa (1).
Attualmente però la maggior parte degli strumenti di valutazione utilizzati per la stima dello stress occupazionale è costituita da questionari autovalutativi, che indagano cioè soltanto l’individuo, il quale, come detto, in virtù della propria suscettibilità può possedere una percezione diversa del disagio psicofisico rispetto ad un altro soggetto, anche a parità di stimolo; il fatto però non deve sorprendere, poiché questi indicatori rappresentano un necessario compromesso nonchè un ausilio estremamente conveniente rispetto a più onerosi, in termini di tempo e costi, strumenti di osservazione, che in genere richiedono la somministrazione da parte di esperti (2).
Tuttavia, per ottenere una stima quanto più attendibile della condizione patologica di stress, sarebbe consigliabile, se non necessario, rivolgersi verso un approccio multidisciplinare che possa quantomeno ridurre la possibilità di errore.
A questo proposito, come testimoniato dalla copiosa letteratura in materia, negli anni sono state realizzate diverse strategie di valutazione, alcune hanno indagato appunto la percezione dell’individuo, mentre altre sono state rivolte all’analisi dell’ambiente di lavoro, altre ancora hanno ricercato gli indicatori dello stato di malessere o le condizioni patologiche stress-correlate. In sostanza si può parlare di “approccio oggettivo” qualora la misura del rischio da stress occupazionale venga intrapresa in maniera obiettiva, analizzando le caratteristiche degli ambienti e del contesto lavorativo, offrendo delle valutazioni indipendenti dalle percezioni dei lavoratori e delle loro personali risposte ai fattori stressanti; si parla invece di “approccio soggettivo”, quando l’attenzione è posta esclusivamente sull’individuo e sulla personale consapevolezza che egli possiede del proprio stato di disagio psicofisico (3).


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BIBLIOGRAFIA:
1. Schaufeli WB, Kompier M. Managing job stress in the Netherlands. International Journal of Stress Management. 8:15–34. 2001.
2. Cesana G et al. Valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro. DOCUMENTO DI CONSENSO. Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale - Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del lavoro. Volume 21. 2006.
3. Tabanelli MC, Depolo M, Cooke RMT, Sarchielli G, Bonfiglioli R, Mattioli S, Violante FS. Available instruments for measurement of psichosocial factors in the work environment. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82:1-12. 2008.