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giovedì 8 ottobre 2009

CENNI STORICI

LO STRESS
Il concetto di stress in medicina è da riferirsi, secondo alcuni studiosi, al fisiologo americano Walter Cannon, che lo descrisse per la prima volta nel 1935 indicando una reazione d’allarme dell’organismo indotta da uno stimolo esterno e associandolo al concetto di omeostasi; fino ad allora il termine era stato utilizzato solo in ingegneria per indicare lo sforzo cui vengono sottoposti i materiali quando sono soggetti all’azione di forze fisiche.
Altri studiosi, invece, fanno risalire la nascita del termine alle teorie del medico ungherese Hans Selye (1), autore, nello stesso periodo, di un articolo sulla rivista Nature in cui identificava lo stress come “una risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. Selye, da molti considerato il vero “padre” dello stress, parlò di Sindrome Generale di Adattamento, indicando in tre fasi (identificazione dello stimolo, resistenza e esaurimento) la risposta dell’organismo allo stress.
Dei molti scienziati che seguirono, una delle principali scoperte sull’argomento si deve all’endocrinologo Hugo Besedovsky, che a metà degli anni ‘70 dimostrò il rapporto tra stress e deficit del sistema immunitario, causato dalla produzione di cortisolo in risposta allo stimolo stressante.
Uno dei concetti fondamentali espressi da tali ricerche fu la correlazione tra stress e malattia, in quanto apparve chiaro da subito come l’esposizione a fattori stressanti fosse in grado di determinare un deficit delle difese immunitarie.
L’interesse per questo tipo di ricerche crebbe esponenzialmente col passare degli anni, coinvolgendo diversi studiosi, fino ad arrivare, intorno agli anni ’80, alla nascita della cosiddetta “psiconeuroimmunologia” (2), basata su una stretta correlazione tra stress, sistema immunitario e sistema nervoso centrale.
Teorie più recenti hanno dimostrato il ruolo delle fibre nervose, dei neuropeptidi e delle citochine nel veicolare le risposte fisiologiche alle condizioni di stress.

LA VALUTAZIONE DELLO STRESS
Di pari passo con la ricerca sullo stress crebbero anche gli strumenti di valutazione.
Tra i primi studiosi Ernest J. McCormick (3) e il suo staff realizzarono nel 1972 il Position Analysis Questionnaire, considerato il primo metodo di valutazione oggettiva e costituito da 195 items da sottoporre a supervisori e lavoratori per fornire un quadro della presenza di stress in azienda tramite l’analisi delle attività in essa svolte.
Forse per l’eccessiva lunghezza o forse per un nuovo interesse verso l’individuo, i questionari degli anni successivi sono rivolti al lavoratore e decisamente più brevi: nel 1975 nasce il Job Diagnostic Survey di Richard J. Hackman e Greg J. Oldham (4) (15 items), da cui l’anno dopo deriva il Job Characteristics Index di Henry R. Sims, Andrew Szilagyi e Robert Keller (5) (30 items).
Il decennio successivo è particolarmente importante per il settore della valutazione dello stress; intanto perché si assiste alla produzione di ben undici questionari (9 ad approccio soggettivo e 2 ad approccio oggettivo), poi perché per la prima volta un Istituto di Salute e Sicurezza sul Lavoro, il FIOH (Finnish Institute For Occupational Safety And Health), produce un proprio questionario (6), nel 1983, seguito cinque anni più tardi dal ben più importante NIOSH, che mette a punto i 246 items che costituiscono il NIOSH Generic Stress Job Stress Questionnaire (7), che rappresenta ancora oggi il loro strumento ufficiale; entrambi i questionari si devono al lavoro del medico e psicologo occupazionale Joseph J. Hurrell Jr (8).
Tra le altre importanti novità di questo decennio non si può dimenticare la nascita di alcuni dei più blasonati questionari per la valutazione dello stress, come l’Occupational Stress Inventory, nel 1980, di Osipow (9), lo Stress Diagnostic Survey, nel 1983, di Ivancevich et al. (10), l’Occupational Stress Indicator, nel 1988, di Cooper et al. (11), ma soprattutto il Job Content Questionnaire, nel 1985 (12) di Robert A. Karasek, riconosciuto come il più famoso e utilizzato strumento di valutazione per lo stress; l’anno dopo Johannes Siegrist metterà a punto l’ Effort-Reward Imbalance (13,14,15), secondo solo al JCQ per diffusione.
Questo fermento nella produzione di nuovi questionari può essere attribuito da un lato al sempre maggiore interesse della comunità scientifica sull’argomento e dall’altro dalla necessità di contrastare un fenomeno nocivo per la salute decisamente in aumento a causa dalle trasformazioni socio-economiche, tecnologiche e commerciali, comprese le mutate richieste di lavoro (nuove competenze, maggiore flessibilità, etc) e i cambiamenti sociali (sesso e classi di età, gruppi etnici, ecc ) (6).
Dagli anni novanta ai giorni nostri il numero di nuovi questionari o di nuove versioni dei precedenti crebbe ulteriormente, poiché ogni governo, prime fra tutte le regioni dell’Europa del Nord (6), e diverse istituzioni nazionali hanno deciso di affrontare il problema dello stress approntando un proprio strumento valutativo, magari da inserire all’interno di uno specifico programma di prevenzione.
Così, se da un lato nascono questionari di elevato tenore scientifico, come il Job Stress Survey, nel 1994, di Vagg e Spielberger (16) o il CANEVAS (1995) e il SUVAPRO (1999) di Delaunois (6) e vengono realizzate nuove versioni del JCQ, dell’ ERI, dell’OSInv, dall’altro vengono pubblicati il VAG (Travail et Santè, 1993, adottato dal Conseil National du Travail e dalla Fédération Générale du Travail du Belgique), il TOMO (Travailleur et Organisation, 1994 realizzato dal PREVENT, l’Istituto di Salute e Sicurezza sul Lavoro belga), il QPS NORDIC (General Nordic Questionnaire, 2000, strumento ufficiale del Nordic Council of Ministers), il COPSOQ (Copenaghen Psychosocial Questionnaire, strumento ufficiale del Governmental Councils and Boards of Denmark). Anche in Italia si adottano iniziative simili, nasce infatti il Multidimensional Organizational Health Questionnaire (MOHQ, 2003, di Avallone e Pamplomatas), utilizzato dall’ Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL) (17).
In questi anni, infine, si assiste alla nascita di diverse iniziative di prevenzione tra cui l’HSE (Health Safety Executive; Gran Bretagna), il Combat Workstress Approach (Olanda), il SOBANE (Screening, OBservation, ANalysis, Expertise; Belgio), tutte dotate di un proprio strumento valutativo (6).
L’Italia, tramite l’ISPESL, partecipa al progetto europeo PRIMA-EF (Psychosocial RIsk MAnagement - European Framework) per la gestione dei rischi psico-sociali con particolare attenzione allo stress lavoro correlato e alla violenza sul lavoro (18).

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BIBLIOGRAFIA
1. Selye, H. The Stress of Life. New York, McGraw-Hill. 1956
2. ISPESL, Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro. Lo stress in ambiente di lavoro – Linee guida per datori di lavoro e responsabili dei servizi di prevenzione. 2002.
3. McCormick EJ, Jeanneret PR, Mecham RC. A study of job characteristics and job dimensions as based on the position analysis questionnaire (PAQ). Journal of Applied Psychology. 56(4):347–368. 1972.
4. Hackman RJ, Oldham GJ. Development of the Job Diagnostic Survey. Journal of Applied Psychology. 60:159-70. 1975.
5. Sims HR, Szilagyi A, Keller R. The Measurement of Job Characteristics. Academy of Management Journal 26(2):195-212. 1976.
6. Tabanelli MC, Depolo M, Cooke RMT, Sarchielli G, Bonfiglioli R, Mattioli S, Violante FS. Available instruments for measurement of psichosocial factors in the work environment. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82:1-12. 2008.
8. Hurrell JJ Jr, McLaney MA. Exposure to job stress- A new psychometric instrument. Scandinavian Journal of Work, Environonmental and Health. 14:27-27. 1988.
9. Osipow SH. Occupational Stress Inventory Revised Edition (OSI-R) - Professional Manual. In PAR - Psychological Assessment Resources, Inc. Florida. 1981.
10. Ivancevich JM, Napier HA, Wetherbe JC. Occupational stress, attitudes, and health problems in the information systems professional. Communications of the ACM. 26(10):800-6. 1983.
11. Cooper CL, Sloan SJ, Williams JS. Occupational Stress Indicator management guide. NFER-Nelson, Windsor. 1988.
12. Karasek RA. Job Content Questionnaire and user’s guide. Lowell: University of Massachusetts. Lowell, Department of Work Environment. 1985.
13. Siegrist J, Wege N, Pühlhofer F, Wahrendorf M. A short generic measure of work stress in the era of globalization: effort-reward imbalance. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82(8):1005-1012. 2009.
14. Siegrist J, Peter R, Junge A, Cremer P, Seidel D. Low status control, high effort at work and ischemic heart disease: prospective evidence from blue-collar men. Social Science and Medicine. 31(10):1127–1134. 1990.
15. Siegrist JA. Adverse health effects of high-effort/low-reward conditions. Journal of Occupational Health Psychology. 1:27-41. 1996.
16. Vagg PR, Spielberger CD. The job stress survey: assessing perceived severity and frequency of occurrence of generic sources of stress in the workplace. Journal of Occupational Health Psychology. 4(3):288–292. 1999.