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mercoledì 28 ottobre 2009

PATOLOGIE STRESS CORRELATE

Si è detto che lo stress non rappresenta di per sé una condizione negativa. Anzi, in certe condizioni può avere una caratterizzazione positiva in quanto allena la capacità di adattamento psicofisica dell’organismo (eustress). Lo stimolo stressogeno però determina comunque nell’organismo una risposta, che richiede uno sforzo di adattamento cui corrisponde un alto consumo energetico. L’esposizione a stimoli ripetuti, specie se non bilanciati da eventi positivi e in relazione all’intensità, la durata e la sinergia tra di essi, può determinare un deficit dei meccanismi di difesa e sfociare in uno stato di malattia (1) (distress).
La risposta allo stress è costituita da due fasi: ACUTA (o di allarme) e CRONICA (o adattativa). In questa fase l’organismo si trova in equilibrio precario tra eustress e distress: a questo punto può recedere e rientrare in una condizione di benessere o passare alla fase successiva, quella di esaurimento, in cui il perdurare degli eventi stressanti comporta l’esaurimento funzionale e l’instaurarsi della condizione di distress. L’insieme delle tre fasi costituisce la cosiddetta Sindrome da Stress Negativo (1).
La risposta dell’organismo allo stress prevede due meccanismi di difesa (2):
1. MECCANISMO DIRETTO
presuppone processi di attivazione e inibizione:
attivazione: corrisponde alla risposta attacco/fuga e alla reazione di coping; si associa ad aumento dell'attività motoria, della gittata cardiaca, della secrezione di catecolamine e cortisolo (3); gli esiti negativi derivano dal mantenimento prolungato di uno stato di attivazione generalizzata (arousal), ciò può essere dovuto a condizioni di sovraccarico (emotivo, lavorativo), ma anche di sottocarico.
inibizione: corrisponde a una risposta passiva allo stress; si associa ad aumento dello stato di allerta ed a inibizione dell' attività motoria, con vasocostrizione muscolare ed aumento della stimolazione vagale.
2. MECCANISMO INDIRETTO
si riferisce a influenze dello stress riferibili ad induzione, mantenimento o peggioramento di abitudini di vita non salutari che rappresentano una reazione di difesa dall’ansia (disturbi alimentari, tabagismo e altre abitudini voluttuarie, scarsa attività fisica, disturbi del sonno).

Le condizioni patologiche associate a stress si possono quindi considerare come il risultato di una risposta adattativa dell’organismo troppo intensa e prolungata nel tempo che determina l’esaurimento funzionale dei meccanismi di difesa fisiologici.
Gli apparati e i sistemi maggiormente colpiti sono: cardiovascolare, nervoso, endocrino, gastrointestinale, immunitario.

APPARATO CARDIOVASCOLARE
Le malattie cardiovascolari sono tra le patologie maggiormente studiate poiché costituiscono la principale causa di invalidità e morte nei paesi occidentali. In anni più recenti una particolare attenzione è stata riposta al rapporto di tali patologie con i livelli di stress della vita quotidiana, che è stato ampiamente riconosciuto come un fattore eziologico determinante.
Lo stress infatti può agire sia in maniera diretta, quindi attraverso meccanismi neuroendocrini, che in maniera indiretta, tramite cioè la promozione di comportamenti non salutari.
Se da un lato, infatti, la presenza di stress è associata con un maggiore rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari (4,5,6,7,8) (es. IMA, angina, coronaropatia, ipertensione e varicosità venose), dall’altro esiste una associazione statisticamente significativa a livelli medio-alti di stress con comportamenti scorretti (8,9) (tabagismo, consumo di alcol, riduzione dell’esercizio fisico, ipercolesterolemia, ecc.) che sono tutti fattori di rischio per lo sviluppo di cardiopatie.
E’ dimostrato inoltre che lo stress aumenta la frequenza cardiaca (4) e la pressione arteriosa (2,5,10); addirittura è stato introdotto il concetto di hot reactors, per indicare soggetti con iperreattività biologica agli stimoli stressanti, che sarebbero più esposti a sviluppare ipertensione arteriosa (2).
Ancora si è visto che le alterazioni cardiovascolari determinate dall’esposizione allo stress sono indipendenti dal livello sociale del soggetto (8), mentre sono fortemente influenzate dall’attività lavorativa: studi scientifici dimostrano che soggetti esposti a un eccessivo carico di lavoro, scarso potere decisionale, mansioni routinarie, scarsa soddisfazione lavorativa o che non possedevano una qualifica ben definita presentavano un rischio maggiore di sviluppare patologie cardiovascolari, dovendo ricorrere più spesso di altri spesso all’intervento dei medici di famiglia (5).

SISTEMA NERVOSO
Anche tra disordini di natura nervosa e stress sono state osservate sia un’importante associazione che una relazione più che significativa con la sua componente occupazionale.
Infatti, analizzando il rapporto tra stress lavoro correlato e alcuni indicatori di salute mentale (depressione, ansia, somatizzazione, fatica cronica e consumo di droghe) è stata riscontrata un’importante correlazione, soprattutto per depressione, ansia e somatizzazione, tanto da poter definire un rapporto direttamente proporzionale tra rischio di deficit psicologico e incremento dello stress lavorativo (5,11).
In particolare la prevalenza di alterazioni a carico del sistema nervoso è stata associata ad alcune condizioni come conflitti sul lavoro, scarsi rapporti coi superiori (specie per le donne), eccessive responsabilità e difficoltà a stare al passo con le nuove tecnologie. Inoltre, una volta istauratosi un deficit psicologico, la percezione dello stress aumenta (7).
Altre condizioni lavorative associate a disturbi di natura nervosa sono: carichi di lavoro eccessivi, basso potere decisionale, mansioni routinarie e non ben definite, scarsa soddisfazione lavorativa, ruoli minori nella scala gerarchica (5).
Le condizioni più spesso riscontrate variano dai disturbi dell’umore, alle alterazioni del ritmo sonno-veglia, ai conflitti interpersonali e familiari (4), fino al burnout, alla depressione (5,12) e alle tendenze suicide (5).
Riguardo al burnout, non a caso definito da Schaufeli e Enzmann come un particolare tipo di stress occupazionale prolungato che deriva dalle richieste interpersonali al lavoro (13), è dimostrato che è provocato dallo stress ed inoltre a sua volta è in grado di provocare la comparsa di depressione (14).
E’ corretto quindi affermare che lo stress lavoro-correlato sia in grado di determinare la comparsa di sintomi depressivi attraverso l’instaurarsi di una Sindrome da Burnout (14), ma questa considerazione sarebbe riduttiva. Le alterazioni psicologiche causate da elevati livelli di stress, infatti, possono provocare l’insorgenza di depressione anche in professioni diverse da quelle cosiddette d’aiuto, quindi in assenza di burnout; in particolare la comparsa della sintomatologia depressiva è stata fortemente associata a uno squilibrio del rapporto sforzo-ricompensa (9,15,16,17), mentre per altri autori potrebbe avere ruolo importante il cortisolo, la cui iperincrezione risulta presente in entrambi i disturbi (18).

APPARATO GASTROINTESTINALE
In molti studi gli eventi stressanti sono stati associati con l’insorgenza o l’esacerbazione di molti disturbi dell’apparato digerente, tra cui disturbi funzionali gastrointestinali, malattie infiammatorie (4,19), malattia da reflusso gastroesofageo, ulcera peptica (4,19) e sindrome del colon irritabile (20).
Diversi meccanismi sono stati ipotizzati per spiegare questo fenomeno: ipereattività del sistema vegetativo e iperstimolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). Da studi sperimentali infatti emerge il ruolo delle citochine infiammatorie (TNF-α, IL-1 e IL-6) nella stimolazione acuta dell’ HPA mediata da CRH. Il risultato finale, la produzione di cortisolo, agirebbe con feedback negativo nei confronti dell’HPA nello spegnere la risposta infiammatoria (21).

APPARATO CUTANEO
Molti studi scientifici sottolineano la correlazione tra disturbi cutanei e patologie nervose. Ovviamente lo stesso discorso vale anche per lo stress, anche se sarebbero necessari ulteriori approfondimenti per meglio chiarire questo rapporto (12).
Allo stato attuale, esiste evidenza scientifica di un ruolo degli eventi stressanti nello scatenare o esacerbare una patologia cutanea per quello che riguarda dermatiti eczematose, infezioni da herpes virus (22), orticaria e psoriasi (22,23), alopecia areata, dermatite atopica (23).

SISTEMA IMMUNITARIO
Un altro importantissimo ruolo dello stress nel determinare lo stato di malattia riguarda le sue interazioni col sistema immunitario.
E’ dimostrato infatti che elevati livelli di stress aumentano la suscettibilità alle infezioni (24), promuovono lo sviluppo di neoplasie (4,25), malattie infiammatorie e autoimmuni (25); stimolano inoltre la produzione di alcune citochine infiammatorie, come IL-2, INF-γ, TNF-α (26), per alcune delle quali è stato dimostrato addirittura un rapporto direttamente proporzionale (IL-6) (27).
Tra i meccanismi ipotizzati per spiegare il rapporto tra stress e risposta immunitaria innanzitutto è stato ricordato che le fibre del simpatico discendono dal cervello sia attraverso i tessuti linfoidi primari (midollo osseo e timo) che secondari (milza e linfonodi); queste fibre rilasciano una grande varietà di sostanze che influenzano le risposte immunitarie (cellule NK, T e B) legandosi ai recettori dei leucociti. In secondo luogo, l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene, l’asse simpatico-medullo-surrenale e l'asse ipotalamo-ipofisi-ovarico secernono adrenalina, noradrenalina e cortisolo, l'ipofisi prolattina e ormone della crescita, il cervello melatonina, β-endorfina, e encefalica; queste sostanze si legano a recettori specifici sui linfociti con diversi effetti regolatori sulla loro distribuzione e funzione. In terzo luogo, la risposta adattativa per gestire gli eventi stressanti può comportare l’adozione di comportamenti (uso di alcolici o alterazioni del sonno) che possono influenzare i processi del sistema immunitario (28).

APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO
Esiste una correlazione, nota ma non chiara, tra lo stress lavoro-correlato e i disordini muscoloscheletrici (4). Sappiamo, ad esempio, che livelli sonori persistenti, come quelli del classico rumore d’ufficio, determinano uno stato persistente di tensione muscolare dimostrato scientificamente tramite misurazioni elettromiografiche (29). Inoltre l’esposizione a stress occupazionale comporta una minore capacità di recupero (30).
In relazione ai meccanismi tramite cui lo stress determina il danno ai tessuti sono state ipotizzate un ridotto afflusso di sangue verso le estremità e un intralcio alla circolazione sanguigna provocato dalla tensione muscolare (12).

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BIBLIOGRAFIA:
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