Indice MAB, il Blog e tutti i suoi contenuti sono protetti da copyright secondo i termini della Licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non Opere Derivate 2.5 Italia

Cerca nel blog

domenica 22 novembre 2009

AL VIA IL 72° CONGRESSO SIMLII

Giorno 25 dicembre 2009 si terrà a Firenze la cerimonia inaugurale del 72° Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, presso i locali della Fortezza da Basso, al centro del capoluogo toscano.
Il Congresso, rivolto a tutti gli operatori della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro, cade nell' ottantesimo anniversario della fondazione della Società e prevede, tra i principali argomenti trattati, parecchi approfondimenti sul tema dello stress lavoro-correlato.

Tra i contributi scientifici presentati sarà presente anche il questionario di valutazione dello stress occupazionale Indice MAB, con un lavoro dal titolo: LA VALUTAZIONE DELLO STRESS IN AMBIENTE LAVORATIVO: L’INDICE MAB, autori: S. Bellia, M Bellia, C. Calandra, E. Farruggia, F. Ciantia, M. Cristofolini, A. Giallongo, A. Golino, M. Luca.

Per informazioni, contattare la Segreteria Organizzativa:
Meneghini & Associati
Viale Trento 56F - 36100 - Vicenza
Tel. 0444 578840 Fax 0444 320321

SCORE FINALE


Il punteggio ottenuto con la somministrazione del questionario soggettivo viene sommato a quello della mansione, ricavato dai dati contenuti nel questionario oggettivo; in questo modo lo score finale rifletterà le due componenti, aziendale e individuale, che compongono lo stress, fornendo una misura per quanto possibile completa dello stato di salute psichica del lavoratore.

A seconda del punteggio ottenuto, il lavoratore viene inquadrato in 4 classi di stress:

INDICE MAB
CLASSE DI STRESS
LIVELLO DI STRESS
<70
CLASSE I
Stress Irrilevante
70-94,5
CLASSE II
Stress Lieve
95-120
CLASSE III
Stress Moderato
>120
CLASSE IV
Stress Grave

Classi e livelli di stress occupazionale secondo la classificazione MAB.

Secondo la classificazione proposta, alla Classe I corrisponde un livello di stress occupazionale che, seppur presente, può essere considerato trascurabile rispetto alla popolazione normale; alla Classe II corrisponde un livello di stress considerato insufficiente per obbligare il Datore di Lavoro a prendere provvedimenti di natura preventiva; alla Classe III corrisponde un livello di stress che può influire negativamente sia sullo stato di benessere che sull’attività lavorativa, quindi l’adozione di programmi di gestione dello stress risulta necessaria; infine, alla Classe IV corrispondono livelli di stress grave che, in assenza di intervento, comporteranno un danno molto rilevante sia per la salute che per l’efficienza lavorativa.
Il questionario inoltre è stato realizzato in modo da poter essere compilato direttamente dal lavoratore, in modo da ridurre i tempi di somministrazione a vantaggio del Medico Competente, e con la possibilità di redigerlo anche in tempi diversi da quelli lavorativi, a vantaggio del Datore di Lavoro che non vedrà interrompere il ciclo produttivo.
Ancora, la scelta di non riportare dati che possano ricondurre al lavoratore permetterà ad esso di rispondere con la massima sincerità possibile.
Infine, tenendo conto della globalizzazione del mondo del lavoro e al fine di facilitarne la diffusione, è stata realizzata una versione in lingua inglese e sono allo studio le versioni in francese e spagnolo.

PARTE II – QUESTIONARIO SOGGETTIVO


Viene somministrato al Lavoratore.

E’ composto da una sezione introduttiva anamnestica (dati generali, storia lavorativa, abitudini voluttuarie, anamnesi patologica) e da 30 items con cinque differenti livelli di risposta (da “per niente d’accordo” a “molto d’accordo”).
Le domande sono proposte in prima persona, per facilitarne la comprensione, e riguardano: turni lavorativi e notturni, straordinari, ripetitività della mansione, competenze lavorative, carriera, salari, rischi professionali, rapporti con i colleghi, percezione dello stress, ecc).
Sono presenti inoltre dei settori in cui indicare l’azienda e il tipo di mansione oltre a uno spazio relativo ad eventuali note o suggerimenti.

Le domande della sezione anamnestica vengono valutate secondo 4 differenti scale di valore (da 0 a 1,5), mentre ai 30 items viene attribuito un punteggio da 0 a 4 in relazione all’intensità delle risposte; questo punteggio viene poi moltiplicato per un coefficiente che indica il livello intrinseco di stress delle domande (12 items hanno coefficiente 1, mentre le restanti 18 hanno un coefficiente di 1,5).
Anche in questo caso la correzione del questionario viene effettuata tramite lucidi sovrapponibili con indicati i punteggi delle risposte; il tempo di correzione è di circa 60-120 secondi a questionario.

Lo score finale rappresenta una stima del rischio stress relativa alla percezione individuale del lavoratore, tiene conto delle differenze di genere ed età, del grado di istruzione, della presenza di abitudini scorrette e della presenza di patologie stress-correlate.

PARTE I – QUESTIONARIO OGGETTIVO


Viene somministrato al Datore di Lavoro o a chi ne fa le veci.

E’ composto da 50 items divisi in 5 sezioni relative alle caratteristiche della mansione e dell’ambiente lavorativo così suddivisi:
- 11 items riguardano aspetti legati alla mansione (turnazione, lavoro notturno, lavoro straordinario, pause lavorative, ecc)
- 9 items riguardano aspetti di interesse sociale (rapporti con i colleghi, responsabilità, possibilità di carriera, formazione, informazione, ecc)
8 items riguardano aspetti di natura organizzativa (struttura gerarchica, attrezzature, sistemi di valutazione, programmi di assistenza, ecc)
- 11 items riguardano aspetti legati alla sicurezza dei lavoratori (fattori di rischio professionale)
- 11 items riguardano altri aspetti non inclusi nelle precedenti categorie (percentuale lavoratori licenziati, in mobilità e cassaintegrati, salari, infortuni, assenze, malattie professionali, ecc)
Sono presenti inoltre dei settori in cui indicare l’azienda e il tipo di mansione oltre a uno spazio relativo ad eventuali note o suggerimenti.

Dei 50 items, 39 prevedono una risposta dicotomica (SI o NO) e le altre sono a risposta aperta. Inoltre 3 items relativi ai rischi lavorativi possono essere ulteriormente caratterizzati dalla quantificazione del rischio (Indice NIOSH, per la movimentazione manuale dei carichi, livello di rumore e frasi di rischio per gli agenti chimici).
Ogni risposta, inoltre, viene valutata secondo 5 differenti scale di valore (da 0 a 2).
La correzione del questionario viene effettuata tramite lucidi sovrapponibili con indicati i punteggi delle risposte; il tempo di correzione è di circa 30-60 secondi a questionario.

Lo score finale rappresenta una stima del rischio stress obiettiva e specifica per ogni singola mansione dell’azienda esaminata, senza alcun condizionamento dettato dalla componente soggettiva delle percezioni individuali del lavoratore.

venerdì 20 novembre 2009

STRUMENTI AD APPROCCIO SOGGETTIVO

QUESTIONARI AUTOVALUTATIVI
Rientrano in questa categoria quegli strumenti di valutazione dello stress che indagano il disagio psicofisico tramite interviste ai lavoratori effettuate mediante la somministrazione di questionari.
Rappresentano il gruppo più numeroso di strumenti valutativi esistenti, nonché il tipo di approccio più utilizzato.
Risentono delle caratteristica di suscettibilità individuale, ma forniscono una stima personale per ogni lavoratore dei suoi livelli di stress. Nascono però con una finalità più epidemiologica che valutativa. Inoltre, sono per lo più in lingua inglese e costruiti su realtà molto attive nel campo della prevenzione come quella anglosassone o scandinava, quindi molto diverse dal contesto lavorativo italiano.
Pochi possiedono una versione tradotta in lingua italiana e la maggior parte di essi è stata realizzata prima del 2000, quindi potrebbero non essere aggiornati rispetto ai notevoli cambiamenti sociali e lavorativi degli ultimi anni.
Di seguito sono indicati, in ordine alfabetico, i principali questionari valutativi disponibili in letteratura:

COPSOQ (Copenaghen Psychosocial Questionnaire) di Kristensen. Creato nel 2002, tradotto in 13 lingue. Strumento ufficiale del Governmental Councils and Boards - Arbejdsmiljøinstituttet (AMI) (1). Analizza diversi aspetti, come le richieste emotive e cognitive, il grado di soddisfazione, il potere decisionale, i conflitti sociali e lavorativi, ecc. Esiste una versione breve (44 items), una media (95 items) e una lunga (141 items) (2).

ERI (Effort-reward Imbalance) di Siegrist. Creato nel 1986, tradotto in 16 lingue, tra cui l’italiano. E’ probabilmente il più famoso strumento di valutazione dello stress dopo il JCQ di Karasek. Si basa sul rapporto tra sforzo e ricompensa nel contesto lavorativo. Contiene tre punti: 1) sforzi elevati con basse ricompense determinano rischio per la salute; 2) troppo impegno può aumentare il rischio per la salute; 3) ipotesi di interazione: uno squilibrio tra sforzo e ricompensa con un alto livello di impegno determinano un maggiore rischio per la salute (2,3,4,5). Esiste una versione breve (23 items) (6) e una lunga (46 items) (2).

HSE (HSE Indicator Tool) (7) della Health and Safety Executive (8), un istituto inglese sulla sicurezza sul lavoro che rappresenta anche un progetto di prevenzione dello stress in Gran Bretagna. Creato nel 2004, tradotto in 17 lingue. Strumento ufficiale dell’HSE. Analizza sei principali settori noti come fonte di stress: domanda, controllo, supporto, relazioni, ruoli lavorativi e cambiamenti. Esiste un’unica versione (35 items) (2).

JCI (Job Characteristics Index) di Sims et al. Creato nel 1976, presente solo in lingua inglese. Sviluppato a partire dal Job Diagnostic Survey, analizza sei indicatori di stress percepito: abilità, autonomia, feedback, rapporti con i colleghi, obiettivi, rapporti sociali. Esiste un’unica versione (30 items) (2,9).

JCQ (Job Content Questionnaire) di Karasek (10,11). Creato nel 1985, Tradotto in 20 lingue, tra cui l’italiano. E’ in assoluto lo strumento di valutazione dello stress più famoso e più utilizzato. Si basa sulla relazione tra tre caratteristiche: job demand (richiesta lavorativa), decision latitude (libertà decisionale, a sua volta divisa in skill discretion, relativa alle caratteristiche della mansione, e decision authority, cioè il potere decisionale) e work place social support o social network (supporto sociale da parte dei colleghi) (12,13). Karasek sostiene che la soddisfazione sul lavoro dipende dall’autonomia decisionale e che lo stress origina da carichi di lavoro considerati eccessivi (14).
Presenta tre versioni principali, short version (27 items), standard (49 items) e long version (112 items).
Da esso sono derivati anche il DCQ (Swedish Demand-Control Questionnaire) costitutito da 17 items e la versione di Whitehall da 25 items; inoltre esistono almeno tre versioni italiane: da 15, 35 e 49 items, quest’ultima rappresenta di fatto la “recommended version” (12). E’ stato Sviluppato dall’Università del Massachusetts (2,15).

JDS (Job Diagnostic Survey) di Hackman e Oldham. Creato nel 1975, presente solo in lingua inglese. E’ il primo questionario valutativo ad approccio soggettivo conosciuto. Analizza cinque indicatori di stress percepito: abilità, autonomia, feedback, identità e significato degli obiettivi. Esiste un’unica versione (15 items) (2,16).

JSS (Job Stress Survey) di Vagg e Spielberger. Creato nel 1994, presente in inglese e francese. Analizza le condizioni lavorative attraverso tre scale principali: presenza, severità e frequenza dello stress. Esiste un’unica versione (30 items) (2,17).

MOHQ (Multidimensional Organisational Health Questionnaire) di Avallone and Pamplomatas. Creato nel 2003, presente lingua italiana. E’ utilizzato dall’ Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL) (18). E’ suddiviso in nove parti volte ad esplorare vari aspetti della salute organizzativa: anamnesi, comfort ambientale, salute organizzativa, sicurezza, caratteristiche del lavoro, indicatori positivi e negativi, disturbi psicosomatici, innovazione, suggerimenti del lavoratore. Esistono tre versioni: una “base” (139 items) (2), una “per contesti ospedalieri e sanitari” e una “ sulle differenze i genere” (19).

NIOSH GENERIC STRESS JOB STRESS QUESTIONNAIRE di Hurrell and McLaney. Creato nel 1988, presente in 4 lingue. Analizza i fattori psicosociali, lo stress individuale e gli indicatori di stress. E’ lo strumento ufficiale del NIOSH. Esiste un’unica versione (246 items) (2,20,21).

NOVA WEBA QUESTIONNAIRE di Huys e De Rick. Creato nel 1992, presente solo in olandese. E’ diviso in 4 settori principali: problem solving, capacità organizzativa, caratteristiche della mansione, altri rischi. Esiste un’unica versione (156 items) (2).

OCCUPATIONAL STRESS QUESTIONNAIRE di Elo et al. Creato nel 1988, presente in 2 lingue. Analizza la presenza di stress occupazionale attraverso quattro indici: carico di lavoro percepito, stressors ambientale, reazione individuale allo stress, organizzazione lavorativa. Strumento ufficiale del Finnish Institute of Occupational Health. Esiste un’unica versione (56 items) (2).

OSI (Occupational Stress Index) di Belkic. Creato nel 2000, presente in 4 lingue. E’ diviso in due settori principali: una parte anamnestica generale e una specifica sullo stress. Esistono due versioni integrate, una generica (65 items) e una specifica per la mansione (medici, autisti, insegnanti, operai, ecclesiastici, controllori di volo, piloti d’aereo) (2).

OSInd (Occupational Stress Indicator) di Cooper et al. Creato nel 1988, presente in inglese e italiano. Analizza la presenza di stress occupazionale attraverso tre scale principali: aspetti legati alla mansione, effetti dello stress, indicatori di stress. Esiste un’unica versione (167 items) (2,23).

OSInv (Occupational Stress Inventory) di Osipow. Creato nel 1980, presente solo in lingua inglese. Analizza la presenza di stress occupazionale attraverso tre diversi questionari: Occupational Roles Questionnaire, Personal Strain Questionnaire e Personal Resources Questionnaire. La somma dei tre questionari è composta da 140 items (2,24).

PRESSURE MANAGEMENT INDICATOR di Williams e Cooper. Creato nel 1998, presente in inglese e in più di altre 20 lingue. Analizza l’origine e gli effetti della pressione lavorativa sul posto di lavoro e le differenze individali. E’ derivato dall’OSI. Esiste un’unica versione (120 items) (2).

PWC (Psychosocial Working Conditions) di Widerszal-Bazyl and Cieslak. Creato nel 2000, presente solo in lingua polacca. Analizza l’impatto dello stress occupazionale sulle condizioni lavorative, attraverso tre scale principali: richiesta lavorativa, controllo e supporto sociale. Esiste un’unica versione (36 items) (2).

QPS NORDIC (General Nordic Questionnaire) di Lindstrom. Creato nel 2000, tradotto in 7 lingue. Strumento ufficiale del Nordic Council of Ministers. Analizza i fattori psicosociali come determinanti di motivazione, salute e benessere. Esiste una versione breve (34 items) e una lunga (123 items) (2).

SDS (Stress Diagnostic Survey) di Ivancevich. Creato nel 1983, presente solo in lingua inglese. Identifica aree specifiche ad elevato stress presenti nell’ambiente lavorativo attraverso l’analisi di fattori individuali e organizzativi. Esiste un’unica versione (80 items) (2,25).

STRESS PROFILE di Setterlind e Larson. Creato nel 1995, presente in 8 lingue. Analizza la presenza di stress occupazionale attraverso quattro scale principali: cause esterne di stress, reazioni, strategie di coping e reazioni allo stress. Esiste un’unica versione (224 items) (2).

TRIPOD SIGMA QUESTIONNAIRE di Wiezer e Nelemans. Creato nel 2003, presente solo in lingua olandese. Analizza gli strumenti di gestione dello stress attraverso otto scale dedicate alle strategie di organizzazione aziendale. Esiste un’unica versione (166 items) (2).

VAG (Travail et Santè) adottato dal Conseil National du Travail (25) (CNT) e dalla Fédération Générale du Travail du Belgique (26) (FGTB). Creato nel 1993, presente in francese e olandese. Valuta l’esposizione a stress occupazionale tramite l’analisi di alcuni settori a rischio, come: organizzazione lavorativa, condizioni di salute, sicurezza, vita privata, ecc. Esistono due versioni: una completa (200 items) e una abbreviata (46 items) (2).

VBBA (Vragenlijst Beleving en Beoordeling Van De Arbeid) di Van Veldhoven e Broersen. Creato nel 1994, presente in francese e olandese. Analizza cause e conseguenze dei fattori ambientali lavorativi che possono influire sulla salute psichica del lavoratore, attraverso otto scale principali, tra cui: caratteristiche lavorative, soddisfazione, problemi lavoro correlati, relazioni, comunicazioni, ecc. Esiste un’unica versione (167 items) (2).

VOS-D (Stress d’Organization Questionnaire) sviluppato da un pool di psicologi dell’ Università olandese di Nijmegen. Creato nel 1986, presente in francese e olandese. Analizza le condizioni lavorative secondo 14 moduli principali. Esiste un’unica versione (95 items) (2).

WES (Work Environment Scale) di Moos. Creato nel 1981, presente solo in lingua inglese. Analizza il clima sociale presente nell’ambiente lavorativo attraverso alcuni parametri come le relazioni tra colleghi e superiori, l’autonomia, gli obiettivi, la pressione sul posto di lavoro, la ricerca dell’innovazione, ecc. Esistono due versioni: una long version (90 items) e una short version (40 items) (2).

WOCCQ (Working Conditions and Control Questionnaire) di De Keyser e Hansez. Creato nel 1996, presente in tre lingue. Analizza i rischi psicosociali e il controllo sui lavoratori attraverso la valutazione di alcune caratteristiche principali, come: risorse, futuro, obiettivi, rischi per sé stessi e per gli altri, pianificazione dei compiti lavorativi, gestione del tempo. Realizzato dal Dipartimento di Psicologia del Lavoro dell’Università di Liegi (Belgio), viene utilizzato dall’ Istituto di Ricerca e Sicurezza Francese (INRS) e dall’ Istituto di Salute e Sicurezza sul Lavoro del Belgio (PREVENT) (28). Esiste un’unica versione (80 items) (2).

<<<<< PRECEDENTE                        SUCCESSIVO >>>>>

BIBLIOGRAFIA:
2. Tabanelli MC, Depolo M, Cooke RMT, Sarchielli G, Bonfiglioli R, Mattioli S, Violante FS. Available instruments for measurement of psichosocial factors in the work environment. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82:1-12. 2008.
3. Siegrist J, Peter R, Junge A, Cremer P, Seidel D. Low status control, high effort at work and ischemic heart disease: prospective evidence from blue-collar men. Social Science and Medicine. 31(10):1127–1134. 1990.
4. Siegrist JA. Adverse health effects of high-effort/low-reward conditions. Journal of Occupational Health Psychology. 1:27-41. 1996.
5. Buddeberg-Fischer B, Klaghofer R, Stamm M, Siegrist J, Buddeberg C. Work Stress and Reduced Health in young Physicians: Prospective Evidence from Swiss Residents. Int Arch Occup Environ Health. 82:31-38. 2008.
6. Siegrist J, Wege N, Pühlhofer F, Wahrendorf M. A short generic measure of work stress in the era of globalization: effort-reward imbalance. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82(8):1005-1012. 2009.
9. Sims HR, Szilagyi A, Keller R. The Measurement of Job Characteristics. Academy of Management Journal 26(2):195-212. 1976.
10. Karasek RA. Job Content Questionnaire and user’s guide. Lowell: University of Massachusetts. Lowell, Department of Work Environment. 1985.
11. Karasek RA. Job demands, job decision latitude, and mental strain. Implication for job redesign. Administrative Science Quarterly. 24:285. 1979.
12. Baldasseroni D, Camerino P, Cenni G, Cesana C, Fattorini E, Ferrario M, Mariani M, Tartaglia R. La valutazione dei fattori psicosociali – Proposta della versione italiana del Job Content Questionnaire di R.A. Karasek. In www.ispesl.it/informazione/karasek.htm
13. Karasek RA, Brisson C, Kawakami N, Houtman I, Bongers P, Amick B. The job content questionnaire (JCQ): an instrument for internationally comparative assessments of psychosocial job characteristics. Journal of Occupational Health Psychology. 3(4):322–355. 1998.
14. Bergamaschi A, Papadia C, Sed B. Il medico del lavoro nell’analisi e nella gestione dello stress occupazionale e delle patologie emergenti ad esso correlate. INAIL, Atti III Convegno Nazionale Medicina Legale Previdenziale. 2000.
15. Karasek RA. Control in the workplace and its health related aspects, in Sauter SL, Hurrell JJ Jr, Cooper CL (Eds), Job Control and Worker Health, Wiley, New York, NY, pp.29-159. 1989.
16. Hackman RJ, Oldham GJ. Development of the Job Diagnostic Survey. Journal of Applied Psychology. 60:159-70. 1975.
17. Vagg PR, Spielberger CD. The job stress survey: assessing perceived severity and frequency of occurrence of generic sources of stress in the workplace. Journal of Occupational Health Psychology. 4(3):288–292. 1999.
21. Hurrell JJ Jr, McLaney MA. Exposure to job stress- A new psychometric instrument. Scandinavian Journal of Work, Environonmental and Health. 14:27-27. 1988.
23. Cooper CL, Sloan SJ, Williams JS. Occupational Stress Indicator management guide. NFER-Nelson, Windsor. 1988.
24. Osipow SH. Occupational Stress Inventory Revised Edition (OSI-R) - Professional Manual. In PAR - Psychological Assessment Resources, Inc. Florida. 1981.
25. Ivancevich JM, Napier HA, Wetherbe JC. Occupational stress, attitudes, and health problems in the information systems professional. Communications of the ACM. 26(10):800-6. 1983.

STRUMENTI AD APPROCCIO OGGETTIVO

Nella valutazione obiettiva dello stress lavoro correlato, realizzata attraverso la stima delle caratteristiche esterne al lavoratore, lontane dalle condizioni di suscettibilità e predisposizione individuali che possono influenzare la misura del disagio psicofisico, ci si può concentrare su due aspetti principali: le caratteristiche dell’ambiente lavorativo e gli indicatori di esposizione a fattori stressanti.

ANALISI DELL’AMBIENTE DI LAVORO
Sono le cosiddette misure di situazione, basate sull’osservazione diretta delle condizioni proprie dell’ambiente lavorativo che possono essere percepite dal lavoratore come fonte di stress.
Sebbene sussista l’obbligo legale per il Datore di Lavoro di identificare e prevenire i rischi per la salute dei lavoratori, attualmente i provvedimenti legislativi non contemplano misure di prevenzione dello stress e quindi le condizioni che contribuiscono a determinarlo vengono purtroppo sottovalutate o ignorate.
Vengono incluse nelle misure di situazione:
- caratteristiche della mansione (orari di lavoro, routine, burocrazia, soddisfazione lavorativa, lavoro notturno o a turni, supporto da colleghi o superiori, responsabilità, prospettive di carriera, retribuzione, possibilità di crescita formativa, partecipazione al processo decisionale, lavoro straordinario, incentivi, livello di concentrazione o vigilanza, gratificazione, ecc)
- caratteristiche dell’ambiente lavorativo (microclima, condizioni ergonomiche, illuminazione, rumore, agenti tossici, agenti biologici o altri rischi per la salute dei lavoratori, postazione lavorativa, struttura gerarchica aziendale, servizi per i lavoratori, programmi formativi, programmi assistenziali, programmi di prevenzione, comunicazione azienda-dipendenti, politiche “familiari”, ecc)
- caratteristiche dei cicli produttivi (adeguatezza delle attrezzature, inerenza dei compiti con la mansione, carichi di lavoro, frequenza delle pause, possibilità di comunicazione, condizioni di rischio per la salute, tempi di esecuzione dei compiti, ecc)
Lo svantaggio nell’utilizzo di questa categoria di indicatori consiste nella necessità di valutare in prima persona gli ambienti di lavoro, servendosi di personale esperto e adeguatamente formato sulle caratteristiche negative e sui comportamenti nocivi della catena produttiva.
Inoltre con questo tipo di valutazione non vengono considerate le caratteristiche di suscettibilità individuale proprie dello stress.
Tra gli strumenti ad approccio oggettivo più utilizzati nell’analisi delle condizioni stressanti presenti nell’ambiente di lavoro troviamo alcuni questionari, di cui i principali sono:

CANEVAS di Delaunois et al. Creato nel 1995, presente solo in lingua francese. Fa parte del progetto di prevenzione dello stress SOBANE (1) (Screening, OBservation, ANalysis, Expertise; Belgio). Effettua un’analisi aziendale indagando la presenza di stress attraverso alcuni parametri tra cui: servizi, dipartimenti, azienda, organizzazione. Misura attività, ambiente, variabili individuali. E’ composto da 70 items (2).

FINNISH INSTITUTE FOR OCCUPATIONAL SAFETY AND HEALTH di Hurrell. Creato nel 1983, presente solo in lingua suomi. Fornisce una valutazione degli stressors presenti nell’ambiente lavorativo (psicosociali, fisici, chimici) tramite la misurazione di 12 campi d’azione principali, tra cui responsabilità, ripetitività dei compiti, capacità di prendere decisioni, ecc. E’ stato uno dei primi strumenti di valutazione ad approccio oggettivo (2) e il primo realizzato da un Istituto Nazionale per la Salute e la Sicurezza nei luoghi di lavoro (3).

PAQ (Position Analysis Questionnaire) di McCormick et al (4). Creato nel 1972, presente solo in lingua inglese. E’ il primo questionario valutativo conosciuto. Fornisce una stima della presenza dello stress occupazionale attraverso un’attenta analisi delle attività svolte nell’azienda. Si basa su interviste rivolte ai supervisori e ai lavoratori. Esiste un’unica versione (195 items) (2,4).

RHIA/VERA di Leitner e Resch. Creato nel 1989, presente solo in lingua tedesca. Descrive e valuta i fattori di stress che si pensa possano incidere negativamente sulla salute. Vengono quindi considerate la monotonia del lavoro, i fattori ambientali avversi, la pressione lavorativa imposta dal tempo, ecc. Fornisce un quadro della presenza di stress occupazionale sia tramite la compilazione di un manuale tematico che con un sopralluogo dell’azienda (2).

SUVAPRO di Delaunois et al. Creato nel 1999, presente in tre lingue, tra cui l’italiano. Fa parte del progetto SOBANE (1). E’ un checklist della situazione relativa allo stress in azienda che si basa sull’analisi degli stressors, delle procedure volte a combatterlo e dei sintomi ad esso riferibili. E’ costituito da tre documenti: per i dirigenti (domande su incidenti, assenze, sicurezza sul lavoro), per i gruppi di lavoro (si richiede identificazione dello stress, misure per la sua prevenzione e il miglioramento delle condizioni lavorative), per gli individui (illustrazione di 5 casi in tema, ricerca di indici di stress, discussione su possibili interventi preventivi, ecc) (2).

TOMO (Travailleur et Organisation) realizzato dal PREVENT (5), l’Istituto di Salute e Sicurezza sul Lavoro belga. Fa parte del progetto SOBANE (1). Creato nel 1994, presente solo in lingua olandese. E’ un checklist che associa un inventario di rischi lavorativi con i servizi offerti dall’azienda. Valuta obiettivi, carico di lavoro, relazioni sul posto di lavoro, condizioni lavorative, regolamenti. E’ composto da tre documenti: inventario dei problemi (54 items), azioni preventive (137 items) e infine 54 items sugli argomenti precedentemente enunciati (2).

WEBA (Welzijn Bij of Arbeid) di Delaunois et al. Creato nel 1990, presente in lingua francese e olandese. Fa parte del progetto olandese “Combat Workstress Approach” (CWA). E’ uno strumento di job analysis volto a identificare le minacce per la salute in termini di stress, sovraccarico psichico e mancanza di opportunità di formazione lavorativa. E’ diviso in 7 settori principali: coerenza degli obiettivi col grado di preparazione dei lavoratori, organizzazione, assenza di cicli lavorativi troppo brevi, grado di difficoltà della mansione, autonomia lavorativa, contatti sociali, disponibilità di informazioni (2).

INDICATORI DI ESPOSIZIONE
Questi sistemi di valutazione sono basati sulla considerazione che l’esposizione a livelli nocivi di stress determina sul lavoratore delle modificazioni della performance o dello stato di salute che possono essere utilizzate per realizzare una stima della sua esposizione.
Il limite degli indicatori di esposizione è dato dal fatto che forniscono solamente una misura generale dello stress, senza tenere conto se la sua origine sia occupazionale o da riferirsi a fattori esterni all’attività lavorativa.
Si distinguono:


MISURE DI PERFORMANCE
Come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale, l’esposizione ad elevati livelli di stress determina nel lavoratore una diminuzione dell’efficienza lavorativa.
Il riscontro, quindi, di alcune variabili indicatrici di una riduzione della produttività viene a volte utilizzato nella stima dell’esposizione allo stress.
Un esempio caratteristico riguarda l’assenteismo, gli infortuni ripetuti e il ritardo cronico, ma anche le pause prolungate e l’abitudine di ritardare il rientro al lavoro dopo vacanze o permessi. Ancora, sono considerati indicatori di stress il mancato rispetto dei tempi di consegna o l’incapacità di portare a termine i compiti assegnati, le richieste di trasferimento e l’eccessivo ricorso all’aiuto dei supervisori, gli errori frequenti e l’incapacità di collaborare o socializzare con i colleghi o i superiori.

INDICATORI PATOLOGICI
Come più volte enunciato, alti livelli di stress sono in grado di determinare delle alterazioni patologiche dello stato di benessere dell’individuo; l’individuazione, quindi, delle condizioni ufficialmente riconosciute come riconducibili all’esposizione a fattori stressanti viene talvolta utilizzata come misura di rischio.
Fanno parte di questa categoria:
- cortisolo: una iperincrezione di cortisolo è riconosciuta come indice di stress (6) e per questo la misurazione della sua concentrazione salivare viene utilizzata come marker. Elevati livelli di cortisolo, infatti, sono stati registrati in risposta a stress indotti, a severe situazioni familiari di stress o dopo litigi ricorrenti (6). Tuttavia, non si è dimostrato un buon indice nei lavoratori anziani per una probabile scarsa responsività dei recettori ipotalamici per il cortisolo ed è da molti considerato troppo sensibile a fattori esterni per essere ritenuto veramente affidabile, inoltre, come tutti gli indicatori di esposizione non è in grado di discernere l’origine occupazionale dello stress.
- catecolamine: in quanto indice diretto dell’attività del sistema nervoso simpatico, la stima della concentrazione di adrenalina e noradrenalina nelle urine attraverso dispositivi automatici è stata proposta quale metodo di valutazione dell’esposizione a stress (7); tuttavia l’elevato numero di variabili in grado di influenzarne i dosaggi urinari, la poca praticità delle procedure di misurazione e i limiti comuni agli altri indicatori di esposizione rendono questo metodo poco affidabile.
- frequenza cardiaca: si tratta di uno degli indici più antichi e utilizzati nella stima del disagio psicofisico; tuttavia presenta fisiologicamente un elevato grado di variabilità soggettiva: fattori costituzionali, abitudine, personalità, attività sportiva, determinano differenze individuali molto accentuate, per cui, sebbene un suo aumento sia universalmente riconosciuto nella risposta adattativa allo stress, non può considerarsi come un indicatore affidabile della sua misurazione.
- pressione arteriosa: studi scientifici dimostrano una correlazione significativa tra la comparsa di ipertensione e l’esposizione a fattori stressanti. Nonostante questa considerazione, il numero non trascurabile di variabili non occupazionali in grado di determinare modificazioni della pressione arteriosa non permettono di considerarla come un sicuro indice di esposizione; tuttavia il riscontro di un incremento pressorio, se associato ad altre condizioni stress-correlate, può contribuire a quantificare i livelli di stress nell’individuo.
- altri indicatori: la ricerca sullo stress ha permesso di considerare diversi parametri in cui è possibile individuare una correlazione con i livelli di stress (funzione insulinica, pupillometria, elettromiogramma, encefalogramma e potenziali evocati (7), endorfine, colesterolo), tuttavia a tutt’oggi nessuno di questi metodi ha mostrato risultati tali da renderlo preferibile agli strumenti attualmente utilizzati.

<<<<< PRECEDENTE                         SUCCESSIVO >>>>>

BIBLIOGRAFIA:
2. Tabanelli MC, Depolo M, Cooke RMT, Sarchielli G, Bonfiglioli R, Mattioli S, Violante FS. Available instruments for measurement of psichosocial factors in the work environment. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82:1-12. 2008.
4. McCormick EJ, Jeanneret PR, Mecham RC. A study of job characteristics and job dimensions as based on the position analysis questionnaire (PAQ). Journal of Applied Psychology. 56(4):347–368. 1972.
6. Ice GH. Factors influencing cortisol level and slope among community dwelling older adults in Minnesota. Journal of Cross-Cultural Gerontology. 20:91-108. 2005.
7. Cesana G et al. Valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro. DOCUMENTO DI CONSENSO. Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale - Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del lavoro. Volume 21. 2006.

giovedì 19 novembre 2009

BIBLIOGRAFIA COMPLETA

1. Ahola K, Hakanen J. Job strain, burnout, and depressive symptoms: A prospective study among dentists. Journal of Affective Disorders. 104:103-110. 2007.
2. Ames SC, Jones GN, Howe JT, Brantley PJ. A Prospective Study of the Impact of Stress on Quality of Life: An Investigation of Low-Income Individuals with Hypertension. Annals of Behavioral Medicine. 23(2):112-119. 2001.
3. Baldasseroni D, Camerino P, Cenni G, Cesana C, Fattorini E, Ferrario M, Mariani M, Tartaglia R. La valutazione dei fattori psicosociali – Proposta della versione italiana del Job Content Questionnaire di R.A. Karasek. In www.ispesl.it/informazione/karasek.htm
4. Bergamaschi A, Papadia C, Sed B. Il medico del lavoro nell’analisi e nella gestione dello stress occupazionale e delle patologie emergenti ad esso correlate. INAIL, Atti III Convegno Nazionale Medicina Legale Previdenziale. 2000.
5. Biggs H, Dingsdag D, Stenson N. Fatigue factors affecting metropolitan bus drivers: a qualitative investigation. Work. 32(1):5-10. 2009.
6. Brydon L, Walker C, Wawrzyniak AJ, Chart H, Steptoe A. Dispositional optimism and stress-induced changes in immunity and negative mood. Brain, Behavior, and Immunity. 23(6): 810–816. 2009.
7. Buddeberg-Fischer B, Klaghofer R, Stamm M, Siegrist J, Buddeberg C. Work Stress and Reduced Health in young Physicians: Prospective Evidence from Swiss Residents. Int Arch Occup Environ Health. 82:31-38. 2008.
8. Cesana G et al. Valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro. DOCUMENTO DI CONSENSO. Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale - Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del lavoro. Volume 21. 2006.
9. Charbotel B, Croidieu S, Vohito M, Guerin AC, Renaud L, Jaussaud J, Bourboul C, Imbard I, Ardiet D, Bergeret A. Working conditions in call-centers, the impact on employee health: a transversal study. Part II. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82(6):747-56. 2009.
10. Chi CF, Lin YH. An ergonomic evaluation of a call center performed by disabled agents. Perceptual and Motor Skills. 107(1):55-64. 2008 .
11. Cooper CL, Sloan SJ, Williams JS. Occupational Stress Indicator management guide. NFER-Nelson, Windsor. 1988.
12. Davidson RJ, Irwin W. The functional neuroanatomy of emotion and affective style. Trends in Cognition Sciences. 3(1):11–21. 1999.
13. Decreto Legge n. 207 del 30 dicembre 2008 in http://www.camera.it/parlam/leggi/decreti/08207d.htm
14. Decreto Legislativo n. 106 del 3 agosto 2009 in http://web.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/09106dl.htm
15. Decreto Legislativo n. 626 del 25 novembre 1994 in http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/96626dl.htm
17. Dolan RJ. Emotion, Cognition, and Behavior. Science 298:1191–1194. 2002.
18. Dragano N, He Y, Moebus S, Jöckel KH, Erbel R, Siegrist J. Two models of job stress and depressive symptoms. Result from a population-based study. Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology. 43:72-78. 2008.
19. Emsley R, Emsley L, Seedat S. Occupational disability on psychiatric grounds in South African school-teachers. African Journal of Psychiatry. 12(3):223-6. 2009.
20. Godin I, Kittel F, Coppieters Y, Siegrist J. A prospective study of cumulative job stress in relation to mental health. BMC Public Health. 5:67. 2005.
21. Green B. Post-traumatic stress disorder in UK police officers. Current Medical Research and Opinion. 20:1001-1005. 2004.
22. Guida sullo stress legato all’attività lavorativa – spice of life or kiss of death? Commissione europea. Lussemburgo, 1999.
23. Hackman RJ, Oldham GJ. Development of the Job Diagnostic Survey. Journal of Applied Psychology. 60:159-70. 1975.
24. Hobfoll SE, Shirom A. Conservation of resources theory: applications to stress and management in the workplace. In R.T. Golembiewski. Handbook of organizational behaviour. (2nd ed, pp 57-81). New York. Dekker.
25. Holmes TH, Rahe RH. The Social Readjustment Rating Scale. Journal of Psychosomatic Research, 11:213-218. 1967.
50. Hurrell JJ Jr, McLaney MA. Exposure to job stress- A new psychometric instrument. Scandinavian Journal of Work, Environonmental and Health. 14:27-27. 1988.
51. Ice GH. Factors influencing cortisol level and slope among community dwelling older adults in Minnesota. Journal of Cross-Cultural Gerontology. 20:91-108. 2005.
52. ISPESL, Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro. Lo stress in ambiente di lavoro – Linee guida per datori di lavoro e responsabili dei servizi di prevenzione. 2002.
53. Istituto Nazionale di Statistica. L'uso e l'abuso di alcol in Italia. 2009. In http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20090423_00/testointegrale20090423.pdf
54. Ivancevich JM, Napier HA, Wetherbe JC. Occupational stress, attitudes, and health problems in the information systems professional. Communications of the ACM. 26(10):800-6. 1983.
55. Karasek RA, Brisson C, Kawakami N, Houtman I, Bongers P, Amick B. The job content questionnaire (JCQ): an instrument for internationally comparative assessments of psychosocial job characteristics. Journal of Occupational Health Psychology. 3(4):322–355. 1998.
56. Karasek RA. Control in the workplace and its health related aspects, in Sauter SL, Hurrell JJ Jr, Cooper CL (Eds), Job Control and Worker Health, Wiley, New York, NY, pp.29-159. 1989.
57. Karasek RA. Job Content Questionnaire and user’s guide. Lowell: University of Massachusetts. Lowell, Department of Work Environment. 1985.
58. Karasek RA. Job demands, job decision latitude, and mental strain. Implication for job redesign. Administrative Science Quarterly. 24:285. 1979.
59. Kemeny ME, Schedlowski M. Understanding the interaction between psychosocial stress and immunerelated diseases: a stepwise progression. Brain, Behavior, and Immunity. 21:1009–1018. 2007.
60. Kimyai-Asadi A, Usman a. The role of psychological stress in skin disease. Journal of Cutaneous Medicine and Surgery. 5(2):140-145. 2001.
61. Kounoven A, Kivimäki M, Elovanio M, Virtanen M, Linna A, Vahtera J. Job strain and leisure-time physical activity in female and male public sector employees. Preventive Medicine. 41:532-539. 2005.
62. Kristiansen J, Mathiesen L, Nielsen PK, Hansen AM, Shibuya H, Petersen HM, Lund SP, Skotte J, Jørgensen MB, Søgaard K. Stress reactions to cognitively demanding tasks and open-plan office noise. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82(5):631-41. 2009.
63. Lin YH, Chen CY, Lu SY. Physical discomfort and psychosocial job stress among male and female operators at telecommunication call centers in Taiwan. Applied Ergonomics. 40(4):561-8. 2009.
64. Lodolo D'Oria V, Bulgarini d'Elci G, Bonomi P, Della Torre Di Valsassina M, Fasano AI, Giannella V, Ferrari M, Waldis F, Pecori Giraldi F. Are teachers at risk for psychiatric disorders? Stereotypes, physiology and perspectives of a job prevalently done by women. La Medicina del Lavoro. 100(3):211-27. 2009.
65. Macleod J, Davey Smith G, Heslop P, Metcalfe C, Carroll D, Hart C. Psychological stress and cardiovascular disease: empirical demonstration of bias in a prospective observational study of Scottish men. British Medical Journal. 324:1-7. 2002.
66. Maslach C, Schaufeli WB, Leiter PM. Job burnout. Annual Review of Psychology. 53:397-422. 2001.
67. Mayer EA, Naliboff BD, Chang L, Coutinho SV. V. Stress and irritable bowel syndrome. American Journal of Physiology – Gastrointestinal and Liver Physiology. 280:519-524. 2001.
68. Mayer EA. The neurobiology of stress and gastrointestinal disease. Gut. 47:861-869. 2000.
69. McCormick EJ, Jeanneret PR, Mecham RC. A study of job characteristics and job dimensions as based on the position analysis questionnaire (PAQ). Journal of Applied Psychology. 56(4):347–368. 1972.
70. Munz DC, Kohler JM, Greenberg CI. Effectiveness of a Comprehensive Worksite Stress Management Program: Combining Organizational and Individual Interventions. International Journal of Stress Management. 8(1):49-62. 2001.
71. Ofili AN, Usiholo EA, Oronsaye MO. Psychological morbidity, job satisfaction and intentions to quit among teachers in private secondary schools in edo-state, Nigeria. Annals of African Medicine. 8(1):32-7. 2009.
72. O'Hara AF, Violanti JM. Police suicide - a Web surveillance of national data. International Journal of Emergency Mental Health. 11(1):17-23. 2009.
73. Osipow SH. Occupational Stress Inventory Revised Edition (OSI-R) - Professional Manual. In PAR - Psychological Assessment Resources, Inc. Florida. 1981.

74. Paramatti D, Gori M, Karakachoff M, Musu M, Pitino A, Mariani F. Il consumo di tabacco, alcool e sostanze psicotrope nella popolazione italiana 15-54 anni; presentazione dell’indagine I.P.S.A.D.®2003 (Italian Population Survey on Alcohol and Drugs). Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari - Istituto di Fisiologia Clinica – Consiglio Nazionale delle Ricerche. In http://gsp.stat.unipd.it/files/Paper_Paramatti-Gori-Karakachoff_etal.pdf
75. Parslow RA, Jorm AF, Christensen H, Broom DH, Strazdins Lyndall, D’Souza RM. The impact of employee level and work stress on mental health and GP service use: an analysis of a sample of Australian government employees. BMC Public Health. 4:41. 2004.
76. Picardi A, Abeni D. Stressful life events and skin disease: disentangling evidence from myth. Psychoterapy and Psychosomatics. 71(2):123-126. 2002.
77. Pines AM, Keinan G. Stress and burnout: The significant difference. Personality and Individual Differences. 39:625-635. 2005.
78. Ramsay D, Lewis M. Reactivity and Regulation in Cortisol and Behavioral Responses to Stress. Child Development. 74(2):456-464. 2003.
79. Sarter M, Givens B, Bruno JP. The cognitive neuroscience of sustained attention: where top-down meets bottom up. Brain Research Reviews. 35:146–160. 2001.
80. Schaufeli WB, Enzmann D. The burnout companion to study and practice: a critical analysis. London: Taylor and Francis. 1999.
81. Schaufeli WB, Kompier M. Managing job stress in the Netherlands. International Journal of Stress Management. 8:15–34. 2001.
82. Schell E, Theorell T, Dan Hasson D, Arnetz B, Saraste H. Stress biomarkers’ associations to pain in the neck, shoulder and back in healthy media workers: 12-month prospective follow-up. European Spine Journal. 17:393–405. 2008.
83. Segerstrom SC, Miller GE. Psychological Stress and the Human Immune System: A Meta-Analytic Study of 30 Years of Inquiry. Psychological Bulletin. 130(4):601–630. 2004
84. Selye, H. The Stress of Life. New York, McGraw-Hill. 1956
85. Shigemi J, Mino Y, Ohtsu T, Tsuda T. Effects of perceived job stress on mental health. A longitudinal survey in a Japanese electronics company. European Journal of Epidemiology. 16:371-376. 2000.
86. Siegrist J, Peter R, Junge A, Cremer P, Seidel D. Low status control, high effort at work and ischemic heart disease: prospective evidence from blue-collar men. Social Science and Medicine. 31(10):1127–1134. 1990.
87. Siegrist J, Wege N, Pühlhofer F, Wahrendorf M. A short generic measure of work stress in the era of globalization: effort-reward imbalance. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82(8):1005-1012. 2009.
88. Siegrist JA. Adverse health effects of high-effort/low-reward conditions. Journal of Occupational Health Psychology. 1:27-41. 1996.
89. Simmons C, Cochran JK, Blount WR. The Effects of Job-Related Stress and Job Satisfaction on Probation Officers’ Inclinations to Quit. American Journal of Criminal Justice. 21(2):213-229. 1997.
90. Sims HR, Szilagyi A, Keller R. The Measurement of Job Characteristics. Academy of Management Journal 26(2):195-212. 1976.
91. Sternberg EM, Chrousos GP, Gold PW. The stress response and the regulation of inflammatory disease. Annals of Internal Medicine. 117:854-866. 1992.
92. Stress at work. DHHS (NIOSH) Publication No. 99-101. 1999.
93. Tabanelli MC, Depolo M, Cooke RMT, Sarchielli G, Bonfiglioli R, Mattioli S, Violante FS. Available instruments for measurement of psichosocial factors in the work environment. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82:1-12. 2008.
94. Tackling stress: The Management Standards approach. HSG218. HSE Books. 2001. In http://www.hse.gov.uk/pubns/indg406.pdf
95. Tsai SL, Crockett SM. Effects of relaxation training, combining imagery and meditation, on the stress level of Chinese nurses working in modern hospitals in Taiwan. Issues in Mental Health Nursing. 14:51-66. 1993.
96. Tüchsen F, Hannerz H, Roepstorff C, Krause N. Stroke among male professional drivers in Denmark, 1994–2003. Occupational and Environmental Medicine. 63:456–460. 2006.
97. Vagg PR, Spielberger CD. The job stress survey: assessing perceived severity and frequency of occurrence of generic sources of stress in the workplace. Journal of Occupational Health Psychology. 4(3):288–292. 1999.
98. Visser M, Smets E, Oort FJ, de Haes H. Stress, Satisfaction and burnout among Dutch medical specialists. Canadian Medical Association Journal. 168(3):271-275. 2003.
99. Wang J, Rao H, Wetmore GS, Furlan PM, Korczykowski M, Dinges DF, Detre JA. Perfusion functional MRI reveals cerebral blood flow pattern under psychological stress. Proceedings of the National Academy of Sciences. 102(49):17804-09. 2005.
100. Yamada Y, Mizuno M, Sugiura M, Tanaka S, Mizuno Y, Yanagiya T, Hirosawa M. Bus drivers' mental conditions and their relation to bus passengers' accidents with a focus on the psychological stress concept. Journal of Human Ergology (Tokyo). 37(1):1-11. 2008.
101. Yang M-S, Pan S-M, Yang M-J. Job strain and minor psychiatric morbidity among hospital nurses in southern Taiwan. Psychiatry and Clinical Neurosciences. 58:636-641. 2004.