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sabato 31 ottobre 2009

ATTIVITA’ LAVORATIVE ASSOCIATE A STRESS

In funzione dell’attuale crisi economica, del contesto lavorativo italiano, della predisposizione individuale allo stress e delle caratteristiche intrinseche del lavoro non è sbagliato concludere che il solo fatto di svolgere una qualunque attività lavorativa è di per sé stressante.
Tuttavia, analizzando l’eziologia del fenomeno dello stress occupazionale è possibile individuare alcune caratteristiche che rendono una mansione maggiormente stressante rispetto ad un’altra.
Infatti, come già detto, eccessivi carichi di lavoro, pause poco frequenti, lavoro a turni, mansioni frenetiche o routinarie, eccessiva burocrazia, mancanza di potere decisionale, troppe responsabilità, bassi salari, troppi rischi lavorativi, bassi livelli di soddisfazione, rappresentano alcune delle caratteristiche che contribuiscono a rendere una mansione disagevole dal punto di vista psicologico. Da quanto detto appare chiaro che i livelli più alti di stress corrispondono a qualifiche non dirigenziali, come gli operai o i semplici impiegati, in quanto questi soggetti da un lato non hanno “valvole di sfogo” e dall’altro devono subire i processi lavorativi e le imposizioni dei superiori senza poter intervenire nel processo decisionale (1).
D’altro canto esistono altre condizioni caratterizzanti l’attività lavorativa cui viene assegnato un valore protettivo (gratificazione, potere decisionale, salari elevati, pause frequenti, buone prospettive di carriera, brevi orari di lavoro, rischi lavorativi lievi o irrilevanti, ecc.); se queste situazioni riescono a bilanciare le condizioni sfavorevoli, allora anche una mansione ad alto rischio può risultare meno nociva.
Infine, non va dimenticato che una variabile determinante nella genesi del processo di stress è rappresentata dall’ambiente lavorativo; è dimostrato infatti che in quelle aziende in cui esiste una buona qualità della vita per il lavoratore (prospettive di carriera, politiche familiari, attenzione verso i dipendenti, orari flessibili, ecc) sono presenti livelli di stress inferiori alla media, inoltre, l’attuazione di programmi preventivi di supporto psicologico e di gestione dello stress riduce del 50% gli errori sul lavoro (2) e aiuta ad aumentare la produttività e a ridurre l’assenteismo (3).

PROFESSIONI SANITARIE
Nell’ambiente sanitario molte sono le mansioni a rischio di stress.
Questo è dovuto a diversi fattori: innanzitutto i frequenti tagli al budget ospedaliero, i rapidi cambiamenti delle tecnologie mediche, l’attività perioperatoria, la necessità di ridurre le ospedalizzazioni, gli elevati carichi di lavoro, il fatto di avere a che fare con decessi e situazioni di sofferenza, i conflitti tra medico e personale infermieristico, i problemi con i superiori, le incertezze relative alla terapia e la discriminazione tra le varie figure sanitarie (4).
Si può quindi affermare che tutte le professioni sanitarie sono ad elevato rischio di stress, ma tale condizione aumenta in maniera inversamente proporzionale con la posizione gerarchica.

ADDETTI AL TRASPORTO
La categoria degli addetti al trasporto, di persone o cose, che comprende conducenti di autobus, camionisti, tassisti, conducenti di treni e altri mezzi di trasporto, risulta, secondo la letteratura scientifica tra le mansioni a maggior rischio di disordini psicologici e patologie stress correlate.
Tra le caratteristiche di queste mansioni, sono state considerate ad alto rischio stress: l’interazione con i passeggeri e gli altri utenti della strada, le condizioni ergonomiche, la rotazione dei turni, i lunghi cicli di lavoro (5), l’attenzione richiesta, la responsabilità per la sicurezza di terzi, il timore per la propria salute (6) (incidenti, aggressioni, rischi lavorativi).
Queste condizioni, oltre ad incrementare gli errori e il rischio di incidenti (7), contribuiscono ad aumentare l’incidenza di diverse patologie (disturbi psicologici, ictus (8) e altre patologie cardiovascolari, alterazioni muscolo-scheletriche (6),ecc).

PERSONALE DOCENTE
Da decenni ormai viene ampiamente studiata la correlazione tra stress occupazionale e insegnamento. Classi troppo numerose, carenze di strutture e attrezzature, mancato rispetto delle norme di sicurezza, rigidità nell’ organizzazione degli orari, burocrazia, routine, rapporti tra colleghi e studenti, bassi salari (9), insoddisfazione lavorativa, sono solo alcune delle caratteristiche riferite come causa di stress.
In particolare, studi sul contesto italiano mostrano come gli insegnanti si sentano scoraggiati e abbandonati dalle istituzioni, nonché sotto attacco da parte dei mass media e del pubblico (10). Inoltre, riferiscono ansia legata alla precarietà al lavoro, soffrono la mancanza di potere decisionale (soprattutto gli uomini) e possiedono una percezione aumentata del proprio stato di cattiva salute (soprattutto le donne).
Tra le patologie più diffuse tra il personale docente troviamo naturalmente diverse condizioni di natura psichica come burnout, depressione, ansia, fobia, disturbo ossessivo complessivo (11), ma anche dermatiti e disturbi gastroenterici di vario grado (6); inoltre, secondo uno studio pubblicato sull’ African Journal of Psychiatry, il 66,8 % degli intervistati ritiene che i propri problemi di salute siano imputabili allo stress occupazionale (11).

FORZE DI POLIZIA
Secondo la letteratura scientifica il lavoro nelle forze di polizia viene considerato tra le mansioni a maggior rischio sia fisico che psicologico.
Intanto, in quanto “professione d’aiuto” è soggetta a tutte le caratteristiche del burnout, inoltre presenta molti rischi per la propria incolumità ed espone i lavoratori a situazioni di sofferenza umana. Ancora, è caratterizzata da lavoro a turni e lavoro notturno, orari prolungati, soppressione delle ferie in caso di necessità, eccessiva strutturazione gerarchica. Infine è soggetta al giudizio dei mass media e dell’opinione pubblica e presenta un carico di stress per così dire aggiuntivo dovuto alle pressioni causate dalla preoccupazione dei familiari (6).
Tra i disturbi più diffusi tra le forze di polizia sono imputabili a stress: patologie cardiovascolari e gastrointestinali, disturbi dell’umore (12) e altri disordini psichici; inoltre, questa categoria di lavoratori presenta un’incidenza elevata di suicidi (13) e un tasso di divorzi doppio rispetto alla popolazione generale (6).

ADDETTI A CALL CENTER
Questa mansione, relativamente recente, rientra nei cosiddetti “lavori atipici”, ma merita di essere considerata a parte in virtù della sua diffusione.
Il modello organizzativo del call center, infatti, ha assunto un ruolo sempre più rilevante all’interno delle strategie aziendali, ma a fronte dei vantaggi per le compagnie sono corrisposti notevoli disagi per la salute dei lavoratori addetti, per i quali diversi studi scientifici hanno dimostrato una notevole esposizione a stress occupazionale (14,15,16).
L’operatore di call center, infatti, non si limita soltanto al ruolo di centralinista, ma rappresenta una vera e propria interfaccia umana che deve comprendere e risolvere le richieste degli utenti, utilizzando banche dati e strumenti tecnologici.
I lavoratori quindi presentano esposizioni a più fattori di rischio, dal videoterminale al rumore, dal discomfort ergonomico al distress (14,15,16). La mansione di addetto al call center, infatti, prevede un notevole affaticamento visivo, il mantenimento di posture fisse prolungate (14,15,16), intensi ritmi di lavoro, sovraffollamento, uso prolungato della voce, precarietà del lavoro, eccessivi carichi di lavoro, lavoro a turni o lavoro notturno, ripetitività dei compiti, controllo costante da parte dei supervisori, eccessivo rumore ambientale (14), bassi salari, variazioni del microclima, conflitti con gli utenti (16), ecc.
La conseguenza di queste disagevoli condizioni lavorative determina la comparsa di uno svariato numero di patologie, tra le quali: astenopia (14,15), disturbi muscolo scheletrici (16) (prevalentemente a carico del rachide cervicale (14,15) e delle estremità: dolore, rigidità, parestesie, tremori, crampi, ma anche tenosinoviti e sindrome del tunnel carpale), patologie tipiche dei luoghi affollati (infezioni, dermatiti, sick building syndrome), disfonie (15,16), astenia, cefalea, ansia, disturbi uditivi (15), patologie cutanee, disturbi gastrointestinali (16), disturbi dell’alimentazione, tachicardia, extrasistoli, ipertensione arteriosa, irregolarità del ciclo mestruale, ecc.

LAVORI ATIPICI
Con questo termine si intendono le nuove forme di occupazione a tempo determinato, molto diffuse nella realtà italiana, che rientrano nella categoria della cosiddetta flessibilità, secondo cui il lavoratore non rimane costantemente ancorato al proprio posto di lavoro a tempo indeterminato, ma muta più volte, nell'arco della propria vita, l'attività occupazionale e/o il datore di lavoro (17).
Fanno parte di questa categoria il lavoro interinale, i contratti a progetto, i contratti di collaborazione continuativa, i lavori socialmente utili, il part-time, il job-sharing, i contratti di formazione lavoro, le prestazioni occasionali; tutti caratterizzati da una condizione di precarietà e quindi potenzialmente ad elevato rischio stress.
Svolgere un lavoro precario, infatti, obbliga il lavoratore a vivere in un continuo stato di ansia per il proprio futuro; egli non può programmare la propria vita né sul piano personale né su quello professionale; non può offrire garanzie per ricevere i finanziamenti per acquistare una casa, né possiede la sicurezza economica per mantenere una famiglia.
Inoltre i lavori atipici spesso non permettono di acquisire conoscenze professionali e ostacolano la frequenza a corsi di formazione lavorativa (6), presentano scarsa gratificazione, orari spesso disagevoli, elevati carichi di lavoro e non raramente espongono il lavoratore ad eccessivi rischi professionali. Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’elevato tasso di disoccupazione dei giovani neolaureati li obbliga spesso a rivolgersi verso queste nuove realtà lavorative, costringendoli a scegliere mansioni con poca o nessuna inerenza con le proprie competenze. Tutte le condizioni precedentemente elencate minano l’integrità psicofisica del lavoratore con la possibilità di evolvere verso una condizione di stress occupazionale e quindi subire le patologie ad esso correlate.

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BIBLIOGRAFIA:
1. Parslow RA, Jorm AF, Christensen H, Broom DH, Strazdins Lyndall, D’Souza RM. The impact of employee level and work stress on mental health and GP service use: an analysis of a sample of Australian government employees. BMC Public Health. 4:41. 2004.
2. Tabanelli MC, Depolo M, Cooke RMT, Sarchielli G, Bonfiglioli R, Mattioli S, Violante FS. Available instruments for measurement of psichosocial factors in the work environment. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82:1-12. 2008.
3. Munz DC, Kohler JM, Greenberg CI. Effectiveness of a Comprehensive Worksite Stress Management Program: Combining Organizational and Individual Interventions. International Journal of Stress Management. 8(1):49-62. 2001.
4. Yang M-S, Pan S-M, Yang M-J. Job strain and minor psychiatric morbidity among hospital nurses in southern Taiwan. Psychiatry and Clinical Neurosciences. 58:636-641. 2004.
5. Biggs H, Dingsdag D, Stenson N. Fatigue factors affecting metropolitan bus drivers: a qualitative investigation. Work. 32(1):5-10. 2009.
6. Cesana G et al. Valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro. DOCUMENTO DI CONSENSO. Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale - Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del lavoro. Volume 21. 2006.
7. Yamada Y, Mizuno M, Sugiura M, Tanaka S, Mizuno Y, Yanagiya T, Hirosawa M. Bus drivers' mental conditions and their relation to bus passengers' accidents with a focus on the psychological stress concept. Journal of Human Ergology (Tokyo). 37(1):1-11. 2008..
8. Tüchsen F, Hannerz H, Roepstorff C, Krause N. Stroke among male professional drivers in Denmark, 1994–2003. Occupational and Environmental Medicine. 63:456–460. 2006.
9. Ofili AN, Usiholo EA, Oronsaye MO. Psychological morbidity, job satisfaction and intentions to quit among teachers in private secondary schools in edo-state, Nigeria. Annals of African Medicine. 8(1):32-7. 2009.
10. Lodolo D'Oria V, Bulgarini d'Elci G, Bonomi P, Della Torre Di Valsassina M, Fasano AI, Giannella V, Ferrari M, Waldis F, Pecori Giraldi F. Are teachers at risk for psychiatric disorders? Stereotypes, physiology and perspectives of a job prevalently done by women. La Medicina del Lavoro. 100(3):211-27. 2009.
11. Emsley R, Emsley L, Seedat S. Occupational disability on psychiatric grounds in South African school-teachers. African Journal of Psychiatry. 12(3):223-6. 2009.
12. Green B. Post-traumatic stress disorder in UK police officers. Current Medical Research and Opinion. 20:1001-1005. 2004.
13. O'Hara AF, Violanti JM. Police suicide - a Web surveillance of national data. International Journal of Emergency Mental Health. 11(1):17-23. 2009.
14. Chi CF, Lin YH. An ergonomic evaluation of a call center performed by disabled agents. Perceptual and Motor Skills. 107(1):55-64. 2008 .
15. Charbotel B, Croidieu S, Vohito M, Guerin AC, Renaud L, Jaussaud J, Bourboul C, Imbard I, Ardiet D, Bergeret A. Working conditions in call-centers, the impact on employee health: a transversal study. Part II. International Archives of Occupational and Environmental Health. 82(6):747-56. 2009.
16. Lin YH, Chen CY, Lu SY. Physical discomfort and psychosocial job stress among male and female operators at telecommunication call centers in Taiwan. Applied Ergonomics. 40(4):561-8. 2009.