Indice MAB, il Blog e tutti i suoi contenuti sono protetti da copyright secondo i termini della Licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non Opere Derivate 2.5 Italia

Cerca nel blog

domenica 11 ottobre 2009

EPIDEMIOLOGIA

Purtroppo in Italia il problema dello Stress Occupazionale è ancora piuttosto sottovalutato: solo con l’emanazione del Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro per la prima volta viene inserito tra i fattori di rischio lavorativo e quindi i dati in nostro possesso sono pochi e lacunosi; le stime epidemiologiche più attendibili vengono quindi da altri paesi, in cui la Psicologia del Lavoro ha radici più profonde.
Analizzando ad esempio i vari questionari e sondaggi somministrati nel mondo sappiamo che: secondo il Northwestern National Life il 40% dei lavoratori riferisce come il proprio lavoro sia molto o estremamente stressante e per il 25% rappresenta il primo fattore di stress della propria vita; secondo il Families and Work Institute il 26% dei lavoratori riferisce spesso o molto spesso burnout o stress causato dal proprio lavoro; ancora, secondo un sondaggio della Yale University il 29% degli intervistati si considera piuttosto o estremamente stressato sul lavoro; infine, dall’analisi del Princeton Survey Research Associated il 75% del campione dichiara di avere livelli di stress occupazionale maggiori rispetto alle generazioni precedenti (1).
Nel 1996, inoltre, dalle stime del Second European Survey on Working Conditions in the European Union è risultato che il 28% dei lavoratori europei riferiva disturbi stress-correlati, cioè ben 41 milioni di lavoratori (2). Dati confermati anche nel 2009 dall’European Foundation for the Improvement of Living and Working Condition (3), secondo cui in Europa lo stress occupazionale è considerato una delle più comuni cause di malattia professionale e colpisce oltre 40 milioni di persone, una cifra vicina al 10% della popolazione. E le stime per il futuro, in seguito alla recente crisi economica, prevedono che il fenomeno possa interessare addirittura il 25% dei lavoratori. Inoltre, secondo la Fondazione, già oggi si spendono circa 20 miliardi di euro per costi sociali e sanitari legati al fenomeno, in seguito anche all’aumento degli infortuni e delle giornate di assenza per malattia (4).
In merito a quest’ultime, il Bureau of Labour Statistics, analizzando 3500 casi di stress occupazionale, ha calcolato in 23 giorni la durata media delle assenze per malattia. Nel 44% dei casi, inoltre, lo stress occupazionale ha comportato assenze di 31 o più giorni: un dato eclatante, se si pensa che tra le altre patologie o infortuni non fatali, solo il 19% ha comportato assenze di 31 o più giorni. Addirittura, nei soli Stati Uniti, su circa 550 milioni di giornate lavorative perse per malattia, ben il 54% era imputabile a situazioni di stress; con una predisposizione per il sesso femminile e per la categoria degli impiegati; un dato molto simile è stato rilevato dalla Health & Safety Executive per quello che riguarda i lavoratori inglesi (2). Secondo l’HSE infatti ogni anno in Gran Bretagna ci sono oltre mezzo milione di casi in cui le assenze dal lavoro sono dovute a stress occupazionale, con un costo per le aziende di circa 3.7 miliardi di euro. In media, a causa dello stress si perdono 29 giorni lavorativi, per un totale di 13 milioni di giornate. Ciò significa che lo stress occupazionale rappresenta la principale causa di assenza dal lavoro per infortunio o malattia (5).
Secondo Steven Sauter, del National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH), il problema dello stress lavoro correlato in Europa arriverà a coinvolgere il 25-30% della forza lavoro, raggiungendo nazioni, come gli Stati Uniti, dove il fenomeno è già evidente: da uno studio condotto su 46mila soggetti, ha affermato Sauter, è stato stimato che i lavoratori esposti a forte stress costano all'organizzazione 600 dollari ciascuno, in termini di assenze, cure e perdita di produttività. E le attuali condizioni economiche internazionali porteranno al 30% la percentuale di lavoratori affetti da stress per paura di perdere il posto di lavoro (4).

<<<<< PRECEDENTE               SUCCESSIVO >>>>>

BIBLIOGRAFIA:
1. Stress at work. DHHS (NIOSH) Publication No. 99-101. 1999.
2. Bergamaschi A, Papadia C, Sed B. Il medico del lavoro nell’analisi e nella gestione dello stress occupazionale e delle patologie emergenti ad esso correlate. INAIL, Atti III Convegno Nazionale Medicina Legale Previdenziale. 2000.
5. Tackling stress: The Management Standards approach. HSG218. HSE Books. 2001. In http://www.hse.gov.uk/pubns/indg406.pdf