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domenica 11 ottobre 2009

LO STRESS IN AMBIENTE LAVORATIVO

La nascita della ricerca sul fenomeno dello stress è dovuta all’evidenza di come fattori ambientali esterni possano influire attraverso la psiche sulla salute dell’individuo.
Purtroppo, però, come accade per molte patologie, la medicina tradizionale ha preferito trascurare i fattori psicosociali, economici e culturali che sottendono i comportamenti da cui esse originano, poiché difficili da quantificare e correlare con un preciso modello dose-risposta (1).
Fortunatamente negli ultimi anni, a partire dai paesi dell’Europa del Nord e dalle nazioni a maggiore sviluppo tecnologico, quali Stati Uniti e Giappone, l’attenzione verso la componente psicosomatica di alcune patologie è cresciuta enormemente, in relazione alla riduzione degli indicatori di benessere dell’individuo.
Indagando tra le cause del processo stressogeno, inoltre, è emersa chiaramente la correlazione tra disagio psicofisico e attività lavorativa che, per le sue caratteristiche, può essere considerata come una delle principali fonti di stress della vita di ogni uomo.
Nelle società industriali, infatti, il lavoro è una condizione imprescindibile dalla sopravvivenza dell’individuo, il quale, proprio per questo è costretto a subirne tutti gli aspetti.
Mansioni ripetitive, eccessivi carichi di lavoro, responsabilità verso terzi, conflitti interpersonali e problemi economici, sono solo alcune delle condizioni che caratterizzano il contesto lavorativo e che possono influire negativamente sullo stato di benessere (1,2,3).
Inoltre, la necessità di mantenere il posto di lavoro, anche se sgradito, fino al raggiungimento dell’età pensionabile, conferiscono al problema un carattere di cronicità.
Infatti, calcolando in almeno trentacinque anni la durata media della vita lavorativa di un individuo, si capisce perché anche lievi conflitti possono sfociare in patologie anche gravi o esacerbare un quadro clinico preesistente.
Da ciò la necessità di intervento e soprattutto di non sottovalutare il fenomeno; infatti, se da un lato sono in diminuzione le malattie di natura professionale, d’altro canto si registra un importante aumento delle condizioni di disagio lavorativo e delle cosiddette malattie aspecifiche. L’indicatore che in qualche modo fornisce una stima di queste situazioni patologiche non riferibili a quadri clinici ben definiti è rappresentato dal numero di assenze per malattia, che infatti risulta in costante aumento.
Oltre alla diffusione di queste “malattie aspecifiche”, contribuiscono ad incrementare il numero di giornate perse per malattia anche l’aumento della vita media (con l’avanzare dell’età aumentano i periodi di assenza prolungati) e la scarsità di servizi di supporto psicosociale (soprattutto nei giovani) e di supporto al personale in possesso di prole in età preadolescenziale (soprattutto nelle donne) (1).
Il risultato finale di questi processi, oltre all’influenza negativa sullo stato di benessere, comporta una riduzione delle prestazioni lavorative.
Si assiste infatti, oltre al già citato aumento delle giornate di assenza, all’incremento dell’errore umano (e quindi anche degli infortuni), alle difficoltà nei rapporti interpersonali, alla mancanza di entusiasmo e motivazione, all’eventuale abuso di sostanze e ad altri comportamenti che alla fine si traducono in un danno per la produttività aziendale.
Queste condizioni, associate alle aumentate spese per medicalizzazione e/o ospedalizzazione, comportano, dal punto di vista dell’azienda, ingenti danni economici, ragion per cui le compagnie più sensibili e lungimiranti hanno deciso da tempo di attuare programmi preventivi di tutela della salute psicofisica dei lavoratori che, come dimostrato da molte ricerche (1,4,5,6), presentano un ottimo rapporto costo-beneficio (costituendo quindi una notevole fonte di risparmio per l’azienda) e permettono di preservare il capitale umano rappresentato dal personale esperto.

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BIBLIOGRAFIA:
1. Cesana G et al. Valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro. DOCUMENTO DI CONSENSO. Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale - Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del lavoro. Volume 21. 2006.
2. Stress at work. DHHS (NIOSH) Publication No. 99-101. 1999.
3. Simmons C, Cochran JK, Blount WR. The Effects of Job-Related Stress and Job Satisfaction on Probation Officers’ Inclinations to Quit. American Journal of Criminal Justice. 21(2):213-229. 1997.
4. Bergamaschi A, Papadia C, Sed B. Il medico del lavoro nell’analisi e nella gestione dello stress occupazionale e delle patologie emergenti ad esso correlate. INAIL, Atti III Convegno Nazionale Medicina Legale Previdenziale. 2000.
5. Tsai SL, Crockett SM. Effects of relaxation training, combining imagery and meditation, on the stress level of Chinese nurses working in modern hospitals in Taiwan. Issues in Mental Health Nursing. 14:51-66. 1993.
6. Munz DC, Kohler JM, Greenberg CI. Effectiveness of a Comprehensive Worksite Stress Management Program: Combining Organizational and Individual Interventions. International Journal of Stress Management. 8(1):49-62. 2001.